18 agosto 2023
Diritto del Lavoro e delle Relazioni Industriali
Ci sono delle leggi che contribuiscono al gender gap in Italia? Si possono fare esempi di stereotipi lessicali nella legge italiana? Cosa e quali sono gli stereotipi concettuali? Com’è possibile che le disposizioni del codice civile in materia di pari opportunità vengano sistematicamente violate? Cosa succede negli altri paesi?
Di questo e molto altro parla la nostra Paola Polliani in una bella intervista rilasciata per il libro "Mind the Gap" di Cinzia Pilo che verrà presentato domani, 19 agosto alle 2130 a Puntaldia (San Teodosio). Ne parla la Nuova Sardegna nell'edizione di ieri.
Di seguito un breve stralcio.
"Per quanto riguarda gli stereotipi del diritto, mi ha colpito soprattutto l’articolo 37 della Costituzione italiana. Si tratta di una norma che risale al 1947, un contesto storico molto diverso da oggi; nonostante nel tempo ci siano state revisioni alle norme costituzionali, nessuno ha mai pensato di toccarla. Questo articolo dice che:
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
Lo stereotipo poggia su due piani: concettuale e lessicale. Bisogna ricordare che la legge è fatta di parole e l’interpretazione di una singola parola può fare la differenza nella sua applicazione. Alla luce di questa considerazione, anche il solo fatto di precisare che “la donna lavoratrice ha gli stessi diritti che spettano al lavoratore” costituisce un pregiudizio.
Il problema concettuale sta nel fatto che la donna sia identificata nella sua “essenziale funzione familiare”; una funzione che esiste, e che nessuno può negare, ma è vero anche che quest’articolo non contempla il ruolo del padre. Così facendo, carica uno zaino pesantissimo sulle spalle della donna e lo solleva completamente dalle spalle dell’uomo. Questo zaino, però, è fatto di doveri ma anche di diritti. Non è giusto nemmeno dal punto di vista dell’uomo che, al contrario, viene identificato unicamente come colui che lavora e provvede al sostegno economico della famiglia.